Published On: Ottobre 5th, 2025
Digital Forensics e Incident Response: due approcci, un solo obiettivo

 

L’ambito identificato con l’acronimo DFIR, ovvero Digital Forensics and Incident Response, viene spesso considerato come un unico insieme disciplinare, ma in realtà comprende due approcci distinti, ciascuno con finalità, metodologie e priorità differenti.

Come azienda che opera in entrambi i contesti, ci troviamo spesso a dover chiarire le differenze tra l’approccio più legale e strutturato della Digital Forensics – orientato alla raccolta e conservazione delle evidenze digitali secondo criteri di integrità e ripetibilità – e quello, più operativo e tempestivo, dell’Incident Response, il cui obiettivo primario è la gestione immediata dell’incidente e la mitigazione della minaccia.

In questo articolo vogliamo approfondire gli elementi distintivi dei due scenari, evidenziando anche i punti di contatto. Questo confronto è fondamentale per evitare incomprensioni che, in situazioni critiche, possono rallentare la risposta e compromettere l’efficacia delle azioni intraprese.

Infatti, in fase di gestione di un incidente informatico, riceviamo spesso domande come:

  • È necessario acquisire un’immagine completa (full disk) di tutti gli asset da analizzare?
  • Dobbiamo conservare una copia anche delle macchine compromesse o cifrate da ransomware?
  • Ci fornite voi la documentazione per la catena di custodia?

Si tratta di quesiti legittimi, ma che riflettono un’impostazione prettamente forense. Nell’ambito dell’Incident Response, però, tali pratiche non sono sempre necessarie e, in alcuni casi, risultano persino controproducenti, rallentando drasticamente le attività di analisi e contenimento, che invece richiedono velocità ed efficacia.

DIGITAL FORENSICS VS INCIDENT RESPONSE: ANALISI POST-MORTEM VS ANALISI LIVE

Uno degli aspetti più distintivi tra Digital Forensics (DF) e Incident Response (IR) riguarda il modo e il momento dell’analisi.

Nel contesto forense tradizionale, l’approccio è spesso post-mortem: gli asset coinvolti vengono spenti, isolati e acquisiti in modalità forense (tipicamente tramite imaging completo del disco) per garantire l’integrità delle prove. Ogni attività è guidata da requisiti di ripetibilità, tracciabilità e ammissibilità in sede legale. In questo scenario, le priorità sono la documentazione delle operazioni svolte, l’inalterabilità delle evidenze digitali e la ripetibilità dell’accertamento, ma non la rapidità d’intervento.

Al contrario, nell’ambito dell’Incident Response, l’obiettivo primario è gestire l’incidente in tempo reale. Questo cambia radicalmente le priorità operative: la macchina compromessa non va spenta – come spesso si tende a pensare erroneamente – bensì isolata dalla rete per prevenire la propagazione della minaccia, e mantenuta accesa per consentire l’analisi della memoria volatile, dei processi attivi, delle connessioni di rete e di altri artefatti temporanei fondamentali per capire:

  • Cosa sta accadendo in quel momento
  • Quali processi sospetti sono in esecuzione
  • Se c’è una backdoor attiva
  • Quali file sono stati aperti o modificati
  • Dove si trova il punto d’ingresso dell’attaccante

Molte di queste informazioni spariscono una volta spento l’asset: la RAM, i contenuti swap, gli handle aperti, i file temporanei caricati in memoria e persino i payload cifrati o fileless malware lasciano pochissime tracce una volta che il sistema viene arrestato.

LA TEMPESTIVITÀ COME REQUISITO OPERATIVO NELL’IR

A differenza dell’approccio forense, l’IR richiede decisioni rapide e strumenti pensati per operare in live response: tool di memory forensics, raccolta automatizzata dei principali indicatori di compromissione (IoC), script per la mappatura dei processi e delle connessioni di rete, log raccolti in tempo reale.

In questo scenario, un imaging completo del disco può essere utile in un secondo momento, ma non è prioritario nelle fasi iniziali dell’indagine. L’analisi forense potrà seguire, ma è la risposta immediata a fare la differenza tra contenere un attacco o subirne le conseguenze per giorni.

PUNTI DI CONTATTO TRA DIGITAL FORENSICS E INCIDENT RESPONSE

Nonostante le differenze sostanziali negli obiettivi e nelle conseguenti modalità operative, Digital Forensics e Incident Response condividono numerosi elementi, sia sul piano tecnico che su quello metodologico. Proprio per questo motivo si parla di DFIR come di una disciplina integrata e sinergica.

TECNICHE E STRUMENTI CONDIVISI

Molti strumenti e tecniche usati nell’analisi forense sono ampiamente adottati anche nel contesto dell’Incident Response. Alcuni esempi:

  • Analisi dei log: La capacità di ricostruire eventi attraverso i log di sistema, applicativi, di rete e di sicurezza è centrale in entrambi i contesti.
  • Timeline analysis: Tecnica fondamentale per ricostruire la sequenza temporale degli eventi, sia nel tracciamento di un attacco che nella verifica di un’azione dolosa.
  • File system forensics: Le informazioni sui file modificati, cancellati o creati da un utente sono cruciali tanto per l’attribuzione forense quanto per la ricostruzione dell’attività di un attaccante.
  • Threat Intelligence: Indicatori di compromissione (IoC), hash noti, pattern di attacco e TTP (tattiche, tecniche e procedure) vengono impiegati in entrambe le discipline per arricchire e guidare le indagini.

COMPETENZE TRASVERSALI DEGLI ANALISTI

Gli analisti coinvolti in attività DFIR, pur con specializzazioni differenti, condividono molte delle competenze di base:

  • Conoscenza approfondita dei sistemi operativi (Windows, Linux, macOS), con particolare attenzione alla gestione dei processi, al file system e alla rete
  • Capacità di interpretare log e artefatti digitali
  • Competenze in scripting e automazione, spesso essenziali per velocizzare l’analisi o l’estrazione di dati da più fonti
  • Familiarità con strumenti forensi (es. Autopsy, FTK, X-Ways) e di IR (es. Velociraptor, GRR, KAPE), con un uso trasversale a seconda del contesto

Inoltre, in entrambi i mondi, è richiesta una mentalità analitica e orientata alla ricostruzione degli eventi, unita a una forte attenzione alla cura e documentazione delle evidenze, anche nel caso di analisi IR che non si concludono tipicamente con un procedimento legale.

DF e IR condividono infine una cultura comune fatta di rigore metodologico, attenzione all’impatto delle operazioni eseguite sugli asset compromessi e consapevolezza del potenziale valore probatorio delle informazioni raccolte. Anche in contesti puramente tecnici, l’approccio deve essere strutturato e documentato, per garantire sempre trasparenza e tracciabilità.

Kōkishin DFIR Team